RITORNO ALLE ORIGINI

XVIII SECOLO: Il platino viene riconosciuto dai chimici europei come l’ottavo metallo, solo nel 1735, dopo Oro, Argento, Rame, Stagno, Piombo,Mercurio e Ferro. In realtà la sua storia è ben più lunga. Già gli Inca e altri popoli sud americani (100 a.C.) lo conoscevano e lo utilizzavano per la realizzazione di monili grazie ad una sofisticata tecnica di sinterizzazione che permetteva loro di lavorarlo. I pochi ritrovamenti però non lo consacrarono come materiale prezioso, in quanto il suo aspetto, color argento ma meno lucente, non lo rendeva particolarmente attraente.

Per molti anni il platino scomparve dalla storia dell’umanità e con esso anche le tecniche di lavorazione in grado di renderlo duttile e malleabile.

Il platino ricomparve dopo centinaia di anni quando gli esploratori spagnoli arrivarono nel nuovo mondo.

Il PRIMO INTERESSE

Quando gli Spagnoli, alla conquista di nuove terre ricche di materiali preziosi, come l’oro, trovarono il platino, non ne furono entusiasti e anzi non lo considerarono proprio. Il suo aspetto allo stato grezzo non lo rendeva degno di nota. Solo in un secondo tempo, vedendone la grande quantità che se ne trovava, e con la speranza di recuperare parte del denaro investito per le spedizioni di esplorazione, venne rivalutato da Re Carlo III di Spagna. Egli stimolò l’opera di un giovane chimico francese Pierre-Francois Chabaneau. A questi venne affidato l’incarico di ottenere dal platino delle pepite che potessero poi essere lavorate per produrre dei monili. Il lavoro fu arduo e, nonostante le ampie risorse messe a disposizione del chimico, come un laboratorio super attrezzato, i risultati furono abbastanza deludenti. Il ragazzo riuscì sì ad ottenere delle pepite ma le stesse al momento della fusione non davano mai lo stesso risultato. Il problema principale era determinato dal fatto che con il platino c’erano anche altri metalli, come l’iridio e l’osmio, che dovevano ancora essere scoperti.

IL PLATINO IN GIOIELLERIA

A parte alcuni rari casi precedenti, il vero utilizzo del platino in gioielleria cominciò a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Nel 1898 Luis Cartier realizzò il primo orologio da polso in sostituzione a quello da taschino e prese in considerazione l’uso del platino, ovunque fosse possibile, in alternativa agli altri metalli preziosi, come l’argento o l’oro.

Strana la storia del platino utilizzato così tardi in gioielleria, ma forse questo dipende delle sue particolari caratteristiche che ne rendevano difficoltosa la lavorazione e quindi il suo apprezzamento.

Elemento insostituibile in molti settori industriali e scientifici, è però nella gioielleria che trova la valenza per diventare agli occhi dei più un metallo prezioso.

Prima dell’Art Déco, il “cugino povero dell’argento” grazie al suo impiego diventò il metallo più raro e costoso. I maggiori mercati dei gioielli in platino si trovano negli Stati Uniti e in Giappone, e i gioielli vengono prevalentemente realizzati in Italia.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI

Per capire perché questo metallo abbia acquisito nel tempo il primo posto tra i metalli preziosi possiamo elencarne alcune caratteristiche:

  • è raro, oggi il maggior produttore è il Sud Africa, ricordiamo invece che all’origine il paese che ne forniva la maggior quantità era la Colombia, poi seguirono la Russia e il Canada. Con gli attuali procedimenti occorrono circa 8 settimane di lavoro e 10 tonnellate di roccia per ricavarne 31,10 grammi di metallo;
  • è puro, i gioielli realizzati in platino sono generalmente in lega 950, mentre per quelli in oro è diffuso prevalentemente il titolo 750%. Nessun metallo in gioielleria viene usato allo stato puro, solo il platino, che può dar origine a poche leghe. Esso mantiene la sua purezza, conservando inalterata nel tempo la sua particolare lucentezza;
  • è refrattario al calore, infatti il suo punto di fusione è di circa 1770°;
  • è inossidabile, risulta inattaccabile dalla maggior parte degli acidi;
  • è anallergico, cioè tollerato da tutti e utilizzato in campo medico anche perché è compatibile con il tessuto vivente;
  • é eterno, il platino non si consuma;
  • è duttile, da un grammo si può ottenere un filo lungo più di due chilometri.

Il platino fu utilizzato per creare gli standard di riferimento sia per il chilogrammo che per il metro.

METALLI PREZIOSI COME PREMIO DI IMPORTANTI TRAGUARDI

Nell’antica Grecia i migliori atleti venivano premiati con una semplice corona di alloro, solo nel 1896 nelle moderne olimpiadi tenutesi ad Atene furono introdotte le medaglie d’argento e di bronzo per il primo e secondo classificato. Nei giochi del 1904 tenutesi a St. Luis il comitato olimpico cambiò ancora e decise di premiare i primi atleti classificati rispettivamente con oro, argento e bronzo. Anche altre discipline o arti decisero di assegnare al raggiungimento di determinati traguardi un riconoscimento che si coniugasse con un metallo prezioso. Fu così che l’industria discografica decise di premiare un artista della vendita di 1 milione di dischi con un disco d’oro. Il primo a essere premiato con questo riconoscimento fu Perry  Como. Quando la vendita di tali quantità di dischi divenne più comune, per rendere più prestigioso il riconoscimento, l’industria introdusse il disco di platino, era il 1976.

CC Enrico Galla